Intervista

 

Il teologo che ha ispirato anche Schönborn,

fa il punto sulla battaglia tra evoluzionisti e creazionisti:

«Due eccessi»

 

Stanley Jaki: la disfida dei darwinisti

 

«Il meccanismo descritto da Darwin non dà prove

su come le specie si evolvono le une dalle altre»

«Ma quanti insistono a prendere la Bibbia come testo scientifico

rischiano una deriva nel fondamentalismo. I cattolici stiano attenti»

 

di Lorenzo Fazzini

 

Avvenire - 22 maggio 2007

 

Non contro Darwin, ma in opposizione al darwinismo. Stando ben attenti a non fare del cosiddetto creazionismo una nuova ideologia, pericolosa per la fede. Stanley L. Jaki, docente alla Seton Hall University di South Orange, nel New Jersey, e noto studioso del rapporto tra teologia e scienza, non ha dubbi: «Sia darwinisti che creazionisti hanno posizioni rispettivamente incomplete». Di passaggio nei giorni scorsi a Verona per una conferenza - nel capoluogo scaligero ha sede Fede & Cultura, diventato il nuovo editore del sacerdote magiaro-americano (ultimo lavoro pubblicato, Cristo e la scienza) - Stanley L. Jaki affronta l'attualissimo tema delle relazioni tra la comprensione biblica della Creazione e la teoria evoluzionistica di Charles Darwin.

 

Proprio a Jaki il cardinale di Vienna Cristoph Schönborn aveva dedicato alcuni importanti passaggi della sua recente prolusione tenuta al Marcianum di Venezia su «Fides-ratio-scientia: dove è situato attualmente il dibattito sull'evoluzionismo?». A Jaki —premio Templeton nel 1987— Schönborn ha riconosciuto il merito di aver smascherato la pretesa anti-teologica di Darwin. Ma, attestato ciò - secondo il teologo benedettino - non bisogna fare generalizzazioni e rigettare interamente quanto proposto dal naturalista di Shrewsbury: «Lui stesso aveva ammesso di non aver mai osservato, in nessun caso, la trasformazione di una specie in un'altra. Tuttavia ha affermato che il meccanismo da lui proposto per spiegare il gran numero delle specie e la loro sequenza era corretto».

 

Di quale meccanismo parla?

«Quello dell'evoluzione, che si basa su due fattori: la differenza tra genitori e prole, che è ovvia, e l'impatto dell'ambiente fisico su tale differenza. Da Darwin in poi questo meccanismo è stato abbondantemente investigato, in parte grazie allo sviluppo della genetica, che permette di misurare in profondità queste differenze fino ad arrivare al livello molecolare».

 

Quali sono le indicazioni a favore dell'evoluzione?

«La distribuzione geografica dei viventi e dei fossili, la loro sequenza temporale, gli organi omologhi e lo sviluppo filogenetico. Ma tali affermazioni si basano sull'abilità mentale dell'uomo di fare generalizzazioni ed estrapolazioni: è per questo che la filosofia di stretta osservanza materialista - connessa con il darwinismo dal punto di vista ideologico - distrugge il valore dimostrativo della stessa teoria di Darwin».

 

Qual è la relazione tra darwinismo e cristianesimo?

«Tra le basi della fede cristiana c'è la dottrina della creazione. L'affermazione di un un Creatore infinitamente potente e intelligente comporta anche l'idea che la sua creazione sia totalmente connessa e coerente. Tale principio, in altri termini, afferma cioè che il mondo materiale opera esclusivamente per cause secondarie. Anche nella Rivelazione biblica niente indica che Dio abbia creato le varie specie separatamente. Dal punto di vista della fede cristiana è dunque molto sospetto il fatto che per contemplare il mondo materiale, compresi gli organismi viventi, si debba assumere la posizione secondo cui un tale mondo non possa operare in modo autonomo».

 

A suo giudizio, da cosa è causato l'attrito che spesso esiste tra chi professa la fede cristiana e coloro che sostengono l'evoluzionismo?

«Molti teologi non hanno voluto comprendere che la Rivelazione ci fu non per spiegare come vanno i cieli, ma come si va in cielo. D'altro canto molti darwinisti non hanno ammesso che il meccanismo darwinista non dà prove concrete a proposito della trasformazione graduale da una specie a un'altra. In modo particolare, questi ultimi non hanno valorizzato l'aspetto metafisico delle indicazioni prima accennate. Dunque l'attrito è originato da un conflitto di posizioni rispettivamente incomplete».

 

Può aggiungere qualcosa sulla corrente «creazionista»?

«Nel corso della storia vi sono stati dei cristiani, in particolare i fondamentalisti, che non hanno riconosciuto che la Bibbia non è un testo scientifico. Il cosiddetto creazionismo è una forma nascosta di fondamentalismo, a proposito del quale i cattolici devono stare in guardia. I creazionisti e i propugnatori dell'"Intelligent Design" sorvolano sul fatto che mentre una forma può essere misurata, un disegno implica un'intenzionalità che non può essere quantificata. E d'altro canto gli evoluzionisti non accettano che non c'è una giustificazione per rendere una teoria scientifica pari a un'ideologia».

 

Quali altre possibilità esistono per spiegare la sequenza degli esseri viventi?

«Vi è ad esempio il lamarckismo [dal nome di Jean Baptiste Lamarck, scienziato francese vissuto tra Sette e Ottocento, ndr], cioè la teoria secondo cui le caratteristiche acquisite possono essere trasmesse alla prole: ma essa non funziona. Un'altra spiegazione è il vitalismo e la sua variante dell'élan vital proposto da Henri Bergson; una nuova ipotesi è la supposizione che la materia contenga una tendenza interiore verso il punto-Omega. Ma tutte queste tendenze, non potendo esser soggette a misurazione, non posso essere proposte come teorie scientifiche».